Quando si parla di mercati azionari, la differenza tra small cap e large cap rappresenta una delle decisioni più cruciali per gli investitori. Le small cap (misurate dall'indice Russell 2000) e le large cap (rappresentate dall'S&P 500) offrono prospettive diverse in termini di crescita, volatilità e resilienza.
Questa analisi esplora le performance relative di questi indici dal 1985 ad oggi, concentrandosi su periodi significativi come la bolla dot-com e la crisi dei subprime.
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Performance a Lungo Termine
Dal 1985 al 2023, entrambe le categorie hanno offerto rendimenti interessanti, ma con caratteristiche distintive:
- S&P 500: Ha registrato un rendimento annualizzato intorno al 10,7%, sostenuto dalla stabilità di aziende consolidate e dalla leadership tecnologica, in particolare negli ultimi decenni.
- Russell 2000: Ha generato un rendimento leggermente inferiore, intorno al 9,1% annuo, con una volatilità significativamente maggiore (18-22% contro il 14-16% dell’S&P 500). Tuttavia, le small cap spesso sovraperformano nei cicli di ripresa economica
Bull Market: La Spinta delle Small Cap
Le small cap tendono a brillare nei mercati rialzisti, grazie alla loro maggiore sensibilità alle condizioni economiche e alla loro capacità di crescere rapidamente:
- 1982-2000: Durante questo storico bull market, il Russell 2000 è cresciuto rapidamente nelle fasi iniziali, ma le large cap hanno preso il sopravvento negli anni '90, spinte dalla rivoluzione tecnologica. Tra il 1994 e il 1999, l’S&P 500 ha sovraperformato il Russell 2000 del 93%, grazie al boom delle mega-cap tecnologiche come Microsoft e Cisco.
- 2003-2007: Dopo lo scoppio della bolla dot-com, il Russell 2000 ha sovraperformato con un rendimento annualizzato del 19% contro il 15% dell’S&P 500, riflettendo la forza delle small cap nelle prime fasi di ripresa economica.
Bear Market: La Stabilità delle Large Cap
Nei mercati ribassisti, la resilienza delle large cap emerge chiaramente:
- 2000-2002 (Bolla Dot-Com): Il Russell 2000 ha perso il 36%, rispetto a un calo del 46% dell’S&P 500. Questo periodo ha rappresentato un'eccezione, in quanto molte grandi aziende tecnologiche, componenti principali dell’S&P 500, sono state gravemente colpite.
- 2008 (Crisi dei Subprime): Durante questa crisi globale, il Russell 2000 ha subito un drawdown del 57%, contro il 50% dell’S&P 500. La maggiore vulnerabilità delle small cap è emersa chiaramente, dato il loro legame con l’economia domestica e l’accesso limitato ai capitali in tempi di crisi.
Volatilità e Recuperi
La maggiore volatilità del Russell 2000 può essere un’arma a doppio taglio:
- Nei mercati ribassisti, porta a perdite maggiori.
- Nei mercati rialzisti, può accelerare i guadagni. Ad esempio, tra il 2009 e il 2014, il Russell 2000 ha sovraperformato l’S&P 500 del 114%, beneficiando di una rapida ripresa post-crisi.
Il periodo 2019 - 2024
Abbiamo effettuato nei grafici sotto riportati delle simulazioni (Fonte: FIDA Workstation) di un portafoglio modello così composto:
- PTF 1: 50% Small Cap (Russell 2000) e 50% Corporate Bond
- PTF 2: 50% Large Cap (S&P 500) e 50% Corporate Bond
In entrambi i casi a ribilanciamento annuale e con 10.000 Euro iniziali
Il portafoglio Large ha performato meglio negli ultimi anni, con Drawdown inferiori e con l'extra rendimento delle MegaCap (magnifiche 7).
Conclusioni
La scelta tra small cap e large cap dipende dagli obiettivi e dalla tolleranza al rischio dell'investitore:
- Large Cap (S&P 500): Più “adatte” per chi cerca stabilità e resilienza nei mercati ribassisti.
- Small Cap (Russell 2000): Attraenti per chi vuole sfruttare cicli di crescita economica e mercati rialzisti, pur accettando una maggiore volatilità.
Gli investitori più esperti possono bilanciare entrambi i segmenti, sfruttando la diversificazione per navigare con successo tra le diverse fasi del mercato.
Fonti: Morningstar, CME Group, Russell Investments.